il dovere di scegliere

in un articolo sulla Stampa di oggi, in chiusura, Angelo d’Orsi afferma: «Andiamo pure in piazza, insomma, ma, quand’è il momento, non disertiamo le urne.»

ricordo un articolo di Vittorio Zucconi su Repubblica di poco successivo all’elezione di George W. Bush, quando, come primo atto della sua amministrazione, cancellò la promessa di Clinton di ratifica del trattato di Kioto. Zucconi faceva notare come le “piccolissime differenze” fra i candidati che si potevano cogliere a stento durante la campagna elettorale, quelle apparentemente così irrilevanti da far pensare alla metà degli elettori USA che non valesse la pena scegliere e votare, divengano immediatamente dopo le elezioni delle “grandi differenze”, tali da segnare la storia di una nazione e, nel caso specifico, del pianeta

come non pensare, con un’equazione un po’ azzardata e semplicistica, ma non infondata, che gli atteggiamenti degli USA su questioni come Kioto e la globalizzazione, la loro autistica volontà di continuare a sperperare le risorse di un intero pianeta a proprio quasi esclusivo beneficio lanciando le briciole di una carità pelosa ai paesi poveri, non lascino poi sul terreno altra soluzione ai conflitti inevitabili che non la guerra? e che la guerra, lungi dall’essere difensiva come si cerca di dipingerla, sia invece la preventiva dimostrazione di potenza necessaria a perpetuare tale iniquo assetto mondiale?

quanto poi le parole di d’Orsi siano di monito agli “orfani” della sinistra è quasi inutile far ancora pesare: il governo B. sta facendo del suo meglio per scolpirlo a fuoco nelle menti di tutti