bananas non basta più
che significato ha la commissione d’inchiesta su Tangentopoli decisa ieri dalle commissioni congiunte Giustizia e Affari costituzionali? grave e pericoloso, come ben riassume Giorgio Bocca [Repubblica]: «Un Parlamento in cui siedono 94 imputati di corruzione e 40 loro avvocati vuole un´inchiesta che verifichi “se negli anni di Mani Pulite i magistrati hanno indagato con omogeneità nei confronti di tutti i partiti e in caso contrario se siano stati mossi da obiettivi di natura politica”»; «La restaurazione è servita: i corrotti al potere, gli onesti perseguiti»; «C´è in questo modo di fare politica qualcosa di mafioso, non solo nel denaro che circola ma anche nel sistema ricattatorio e diffamatorio»
qualcuno può chiedersi: ma c’è un po’ di arrosto dietro tutto il fumo? la risposta è no, come ampiamente dimostra il riepilogo, a firma Luca Fazzo su Repubblica, di tutte le campagne di stampa, le denuncie, le inchieste e fin anche le ispezioni ordinate da ministri della giustizia non certo disinteressati (Biondi e Mancuso), conclusesi con nulla di fatto, perchè i tentativi di delegittimazione dei magistrati di Mani Pulite, lungi dal cominciare oggi, sono da sempre la strategia degli indagati eccellenti e potenti
cedo ancora a Bocca il mio abituale commento finale: «Il riformismo moderato può mettere il cuore in pace: l´uomo delle libertà procede alla sua sepoltura, metodica, inflessibile»
[cronache di bananas]
siamo il paese in cui:
un pentito può accusare il presidente del consiglio di rapporti diretti con la mafia senza che si scateni un putiferio, una pubblica sollevazione contro dichiarazioni che, se false, rappresentano “un reato di alto tradimento” verso un organo dello stato [Macaluso su L’Unità di carta], ma esercitando invece un ferreo controllo sull’informazione e facendo sì che la notizia non giunga alle orecchie della più parte di noi e quando vi debba per forza giungere, sia trattata dai commentatori come “normale amministrazione”, sterilizzata e resa digeribile
si può leggere e sentire, con molta buona volontà e andandosi a cercare la notizia fin sull’Unione Sarda o alzandosi all’alba per il notiziario mattutino di La7, che in Costa Smeralda le ex proprietà dell’Aga Khan stanno per passare al finanziere americano Tom Barrack, il quale ha a suo favore l’essere amico di Bush e aver ceduto a B. i 40 ettari di terreno confinanti con la sua villa in Sardegna, e che la pietanza più succosa sul piatto è rappresentata da 2400 ettari di terreno, oggi non edificabili (do you remember Patrimonio S.p.A. e le provvidenze promesse ai comuni che concederanno il cambio di destinazione?)
e poi ci tocca vedere, ieri all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente del consiglio, unico fra tutti i presenti, sempre e ostinatamente a braccia conserte: no, non si tratta di pura e semplice maleducazione
[intervallo]
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Piacenza, Piazza Farnese Francesco Mochi (1580-1654), Alessandro Farnese a cavallo, 1620-25. I cavalli in effetti sono due: c’è anche Ranuccio Farnese a cavallo, realizzato circa dieci anni prima. Ma la statua di Alessandro è fra i pochi grandi monumenti bronzei nelle nostre piazze, col Marco Aurelio in Campidoglio a Roma, col Gattamelata di Donatello a Padova, con il Colleoni del Verrocchio ed i cavalli di S.Marco a Venezia. Mochi inizia dal manierismo del Giambologna ed arriva al barocco del Bernini trovando una coerenza tutta sua a Piacenza ed anche nell’annunciazione in marmo del Duomo di Orvieto, che è del 1605. |
[cronache di bananas]
ieri sera, finalmente, Rai2 ha trasmesso ‘Tutto su mia madre’, la cui programmazione in prima serata era già stata rinviata; l’annunciatrice si è premurata di informarci che nonostante la censura non abbia ritenuto di limitare la visione del film ‘per meriti artistici’, come se tali considerazioni entrassero nei compiti e nelle competenze dell’organo censorio, la visione era assolutamente riservata a un pubblico adulto; non paga, mamma Rai ha sottotitolato costantemente col medesimo avviso quasi tutto il primo tempo
ci si chiede ora quali e quante forme di avviso saranno adottate prima e durante la quotidiana trasmissione del programma della D’Eusanio, che va in onda intorno alle 3 del pomeriggio
venerdì sera la puntata di Excalibur è stata interamente dedicata alla beatificazione della trasmissione ‘L’ultimo del Paradiso’ di Benigni, andata in onda prima di Natale
certo è duro dimostrare concretamente la tanto sbandierata ‘identità culturale’ della destra, ancor più difficile mostrarne esponenti in carne ed ossa, più facile infilarsi nelle pieghe dell’apertura mentale altrui, della fatica del dubbio; più facile, ma molto poco efficace e per nulla credibile
avviso
purtroppo, o per fortuna, questo blog nei prossimi giorni subirà lo stesso destino del dialogo sulle riforme istituzionali: procederà a singhiozzo, in modo ondivago e casuale, senza illuminazioni, sbocchi, approdi di sorta (ammesso ne abbia mai trovati) o, più probabilmente, non procederà affatto
anch’io, come molti presunti protagonisti di quello, in realtà ho altri interessi cui badare: nel mio caso un trasloco
XXI secolo
bambini abbandonati alla nascita o, peggio, da grandicelli, affamati, sfruttati, scomparsi nel nulla, nascosti nei ‘buchi’ e nelle fogne della città, braccati dalla polizia, rinchiusi in miserabili centri come lager, spidocchiati, rapati a zero, pieni di croste, piccoli senza età, magri, grandi occhi disperati o vuoti
no, non è la biografia infantile di Charles Dickens, classe 1812, non è Oliver Twist, prima edizione 1838, non è nemmeno l’immensa tragedia dell’africa, non è l’ignota e segreta cina rurale: è la Moldavia, Europa, oggi, 4,4 milioni di abitanti, repubblica democratica, religione cristiana ortodossa, alfabetizzazione al 96%, scuola obbligatoria dai 7 ai 16 anni, disoccupazione ufficiale al 39%, reale all’85%, il 70% degli abitanti vive sotto il livello ufficiale di povertà, dei minori sotto i 14 anni 15000 sono orfani, 25000 handicappati, 15000 ritardati, ci sono 72 Istituti che ospitano 12800 bambini abbandonati [fonte: Associazione Amici della Moldavia]
troppo non va nelle ricette economico-politiche del mondo occidentale, perfino al suo interno, per poterle proporre e imporre con sicumera all’universo mondo
[grazie a Ballarò, Rai3, per il servizio sui bambini abbandonati della Moldavia]
l’insostenibile leggerezza
secondo il il vice-questore Pasquale Troiani, indagato per le violenze alla Diaz durante il G8 di Genova, “fu una ‘leggerezza’ portare nella scuola Diaz le due molotov per incastrare i 93 no-global ospiti dell’istituto” [da Repubblica]
e noi che pensavamo fosse un reato!
miseria ed eccellenza
il ministro Sirchia, che appare uomo sincero almeno rispetto alla media, così sul caso Ismet-Marino: «L´Ismett è una gemma nata in un contesto che non riesce ad accettarla»; «In Italia abbiamo un buon servizio sanitario, ma non possiamo permetterci fughe in avanti»; «è ovvio che con più soldi si può fare di più. Ma non si può pretendere l´impossibile. La congiuntura non è favorevole. I fondi sono molto limitati. Non ci resta che aspettare tempi migliori»; «Dobbiamo avere pazienza. Abbiamo avviato il federalismo. Le scelte che contano, toccano alle regioni. E non tutte sono in grado, al momento, di stare al passo»
grazie per la sincerità ministro, ma nei suoi programmi i sacrifici e i tagli imposti dalla sua gestione non dovevano servire appunto alla creazione e al sostegno dei ‘centri d’eccellenza’?
ciao Giorgio, e grazie
- Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà, … La mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima (prima, prima…) era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano… (!)
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona…
Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo…
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era così affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione?… oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente!
Qualcuno era comunista perché… “la borghesia il proletariato la lotta di classe, cazzo!”…
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI3.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare TUTTO!
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini…
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo Secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sè la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il Grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il Grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggiore partito socialista d’Europa!
Qualcuno era comunista perché lo Stato, peggio che da noi, solo l’Uganda…
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera!…
Qualcuno era comunista perché chi era contro, era comunista!
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia!
Qualcuno, qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno.
Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso: era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana, e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora?
Anche ora ci si sente in due: da una parte l’uomo inserito, che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana, e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo. Perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.Giorgio Gaber & Sandro Luporini (1995)