Messaggio

Visto che la “moral suasion” di ben 11 pubblici interventi su pluralismo e informazione non era servita a nulla, il presidente Ciampi ha scelto la procedura formale del messaggio alle Camere per segnalare le sue preoccupazioni in materia e per chiarire quali sono gli aspetti irrinunciabili della questione, aspetti che poco o nulla hanno a che vedere col gioco politico fra maggioranza e opposizione e tutto invece con la sostanza della democrazia.

Ciò è maggiormente vero, considerato che il messaggio non si limita alle enunciazioni di principio, ma scende in concrete ipotesi di “freno” a una situazione che certo gli appare anomala, ma della quale è costretto a prendere atto. Ipotesi come quella di sottomettere alla commissione di vigilanza anche le TV private, che sarebbe “mostruosa” in un paese in cui libera informazione avesse davvero un significato.

Intanto (per adeguarsi i richiami del presidente?) l’informazione tutta si è data a far apparire il messaggio come “normale amministrazione”, anzichè segno di profonda preoccupazione qual è: viene infatti definito come “il primo messaggio alle Camere del presidente a tre anni dalla sua elezione” (presidente pigro?), mentre nessuno ci informa che in tutta la storia repubblicana tali messaggi sono stati 13.

B., costretto a far buon viso a cattivo gioco, cerca di ribaltare la palla in campo avversario: infatti si augura pubblicamente che i principi del pluralismo «possano trovare oggi e in futuro quella accoglienza e quella applicazione che ieri certo non ci sono state, soprattutto durante il periodo elettorale»

Far finta che la proprietà di mediaset non stia alterando pesantemente le regole del gioco è uno dei suoi sport preferiti, ma con buona pace sua e di Bossi, che il messaggio sia giunto ora e non durante il precedente governo non è certo un caso.