i campioni della modernità

le mirabolanti riforme del governo della modernità?

– riforma della scuola: più o meno tutto come prima del 1970, con la divisione precoce fra predestinati allo studio e al lavoro

– riforma fiscale: appiattimento su 2 aliquote, in barba all’equità fiscale. Peggio della “Vanoni”, almeno all’epoca non esisteva il prelievo alla fonte e i dipendenti in genere non pagavano nulla

– politiche di bilancio: tutto come ai bei tempi, nemmeno troppo lontani, quando le compatibilità erano politiche e mai economiche e lo Stato finanziava a piene mani, sulle spalle del debito pubblico, non già l’economia nel suo complesso, ma piuttosto gli imprenditori “amici” senza alcuna trasparenza. Con l’aggravante che nessuno, a quei tempi, si sarebbe sognato di ipotecare anche il patrimonio dello Stato

– riforma della sanità: ancora se ne sa poco, ma pare si riesumerà il sistema delle mutue, scomparso nel 1978 e mai rimpianto

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sulle mutue private, Massimo Riva, Repubblica di oggi:

«Se ci fosse un Premio Nobel per l´umorismo economico bisognerebbe attribuirlo per acclamazione all´inventore di una simile balordaggine.»

«Non a caso la lezione alla quale guardano i nostri attuali governanti – anche se, mettendoli per iscritto, i programmi elettorali dicono semmai l´opposto – è quella di Margaret Thatcher [a proposito di modernità]. Ovvero di un Inghilterra che, prima della lady di ferro aveva il miglior servizio sanitario del mondo civile, e oggi ne ha uno dei peggiori a dispetto dei maggiori spazi offerti alla sanità privata.»

«Prima di infilare il cavallo di Troia delle mutue dentro questa cittadella, qualcuno dovrebbe almeno spiegare agli italiani in nome di quali interessi si sta operando. Di pubblici non si vede neppure l´ombra, di privati si sente fin troppo l´odore. E poi qualcuno ha pure il coraggio di sostenere che oggi non ha più senso distinguere fra destra e sinistra.»