grandi opere cercasi
chiedo venia in anticipo se in un giorno così la mia attenzione si è soffermata sulla notiziola secondaria che l’europarlamento ha bocciato il Ponte sullo Stretto, ma un passaggio mi ha colpito, quello secondo cui sono «Due i punti segnalati dall’aula di Strasburgo per promuovere l’opera del sud Italia tra quelle meritevoli di essere considerate come progetto comunitario: una nuova valutazione ambientale e un‘analisi costi-benefici.»
cioè, per capirci, uno progetta un’opera da 4,6 miliardi di euro senza uno straccio di analisi costi-benefici? la risposta, ovvia, è: no, a meno che non sia un megalomane

ma_’vva_a_votare,_’vva
è da un po’ di tempo, per l’esattezza da quando in parlamento si perse la storica opportunità di affossare per sempre la Gasparri, che in casa mia si accoglie ogni sortita televisiva di Pecoraro Scanio con un sonoro e un filo maledicente «ma ‘vva a votare, ‘vva»; scopro con piacere che non siamo i soli
a proposito: chissà perchè sono così numerose le apparizioni tv di Pecoraro Scanio, in confronto, ad esempio, a quelle di Fassino? sarà par condicio “affievolita”?

[cronache di bananas]
pubblicata ieri la sentenza sme, il Tg2 delle 20:30 si è adattato alla bisogna con due omissioni e un troncamento, cioè nessuna menzione del banana e nemmeno della fininvest (il primo citato in sentenza per smentirne la dichiarazione di “non essere interessato alla sme” e la seconda individuata dai giudici come il certo “mandante” di Previti nell’attività di corruzione), mentre sulla credibilità della teste Omega, la Ariosto, basta omettere che tale credibilità discende dai riscontri documentali trovati per farla sembrare niente più che un teorema dei giudici
ciliegina sulla torta? ma dare la parola a Previti, naturalmente
il quale per la verità comnicia ad avere più l’espressione allucinata del trombato, che quella alla quale eravamo abituati, da carogna onnipotente

[mi associo]
ho tentato di selezionare un paio di citazioni da questo articolo per poi rinviare alla fonte, come d’abitudine per questa rubrichetta, ma ogni frase mi è sembrata irrinunciabile

Un tv day alla Rai
di VITTORIO ZUCCONI

Provo a immaginare, seduto davanti a un televisore americano qui a Washington, uno spettacolo come quello che questa sera il Presidente del Consiglio italiano offrirà al pubblico italiano, esibendosi ancora una volta “in concert”, con accompagnamento di basso continuo, come nella musica barocca. Non è forse l’America, il modello, il mito, il paradigma contro il quale la nuova Italia al potere sogna di essere misurata, con il suo bagaglino di anglicismi a prestito, la “governance” e la “due diligence”, la “audience” e il “broadcaster”, i “neo conservatives” e la “preemptive war”, quell’arca della legittimità democratica tipo esportazione per la quale si può anche scendere in piazza in un “America Day”, se appare bistrattata e offesa?

Tento di vedere un Presidente americano qualsiasi, dal primo che osservai sudare 30 anni or sono davanti alle telecamere, Richard Nixon, al giovane Bush passando per l’impietrito Clinton inchiodato alle sue bugie, e di confrontare i loro intervistatori televisivi, dallo scorbutico Dan Rather che nel 1973 fece perdere le staffe a Nixon fino al ringhioso Tim Russert, che il mese scorso ha imbarazzato Bush, con le burrose governanti che officiano attorno ai nostri capi di governo, spruzzando sorrisi e birignao come nubi di borotalco attorno al sederino di un neonato, ben attente a non irritare l’epidermide delicata del potente pupo.

Penso ai giornalisti americani più scopertamente schierati, come gli “anchor” della Fox Cable News di Murdoch che non fanno mistero di essere militanti repubblicani, o come Chris Matthews, star della Msnbc, che non nasconde la sua antipatia per il Presidente, se fossero chiamati a condurre un’intervista autorichiesta di due ore con Bush o con Kerry. Tutti loro, il più conservatore o il più liberal, si preparerebbero puntigliosi dossier di fatti, di citazioni e di numeri per contestare le prevedibili sparate dell’intervistato. Si sforzerebbero, con variazioni diverse, di rispettare il pubblico che li guarda e più ancora del pubblico, a rispettare loro stessi, la dignità del loro ruolo, la coscienza che quel primo emendamento della Costituzione, sulla “libertà di pensiero e di espressione”, vive esclusivamente attraverso di loro, senza aspettare leggi, direttive e regolamenti.

Sento le grida di sdegno che si alzerebbero, e il danno politico che verrebbe al “solista” delle chiacchiere, se una network televisiva privata, quindi teoricamente padrona di trasmettere quello che vuole, osasse spalancare le proprie antenne a un comizio, a uno show esibizionistico, in campagna elettorale, senza altro valore che l’autopropaganda gratuita, nel caso italiano addirittura a spese dei contribuenti abbonati chiamati a pagare per gli spot. Penso alla prudenza e all’equilibrio con il quale, in questa campagna elettorale già feroce tra Bush e Kerry, le tv tagliano spietatamente e ironicamente, i comizi dell’uno e dell’altro, sapendo bene che il Presidente in carica approfitta del proprio ruolo per tenere discorsi vuoti e per lanciare slogan da candidato travestito da capo dello Stato. Il trucco c’è e si deve vedere.

Anche il giornalista radio e televisivo più mediocre e oscuro sa che dipende da lui o da lei difendere la libertà di stampa e l’equità dell’informazione. Alle loro spalle, se si arrendono, non c’è più nulla. Non spetta mai ai politicanti il dovere del “self restraint”, come direbbero i nostri adoratori del simulacro americano, dell’autocontrollo. Negli Usa come in Russia o in Italia, il politico tende naturalmente alla bulimia, vuole dilagare e inondare, occupare ogni cantuccio dell’informazione, spuntare dallo sgabuzzino di ogni trasmissione a ogni ora e con qualsiasi pretesto. Spetta al giornalista contenerlo, stringere tra le mani la briglia e, quando necessario, la frusta. Non insaponare, ma pungere. Non bilanciare pilatescamente i tempi delle opposte balle, ma contestarle nel momento in cui vengono dette.
Non ci sono leggi, in questa America, che davvero obblighino una stazione tv, una rete, una network radiofonica a rispettare la “par condicio”. Anche il principio del “tempo uguale” tra partiti, tra esecutivo e opposizione, è tranquillamento violato, senza grandi proteste e sanzioni, perche si sa che l’interlocutore-intervistatore è colui che deve essere non l’accompagnatore al clavicembalo del tenore in “concert”, ma il controcanto e il contraddittorio.

Fanno benissimo, dunque, coloro che celebrano l’America Day, a lasciare intelligentemente generico il nome del continente, ma senza specificare quale sia la nazione. Sarà più facile riconoscere, in questa America delle tv italiane, non già gli Stati Uniti, ma più probabilmente il Guatemala.

casini loro
«Cominciamo a guardare nomi e cognomi, a vigilare su presunte star della finanza o dell’imprenditoria spuntate in una notte, con una fortuna che non si sa da dove viene.». Leggere per credere.
a noi lo vengono a dire?

sanremo
per amicizia, ieri sera, ho sentito un po’ di Sanremo alla radio, via Caterpillar, serata vecchie canzoni cantate dalle nuove “scoperte”
avessero fatto cantare gli abitanti del mio condominio, o del vostro, il risultato in termini canori sarebbe stato il medesimo

ma la pagano?
impressionante puntata di blob, ieri sera, con una carrellata di politici canterini:
– Gasparri e La Russa, bravissimi, che una si chiede perchè non lo fanno di mestiere, anzichè ostinarsi in ciò che proprio non sanno fare
– Mastella, guardingo e volonteroso, più che intonato
– Rutelli quasi-giovane in un karaoke in piazza con Fiorello, sfiatato, ma intonato
e, in un impietoso confronto, Alba Parietti, credo, al dopo-festival: non brava, nemmeno guardinga, ma sguaiata, e pure stonata come una campana
ora, non è che io con ciò voglia la Parietti al governo, ma per quale misterioso motivo deve stare in video a fare di queste figure imbarazzanti persino quando governa la destra?

a tavolino
ci racconta oggi il Corsera di carta che alla manifestazione contro la riforma Moratti di oggi sono previsti almeno centomila partecipanti (sono in arrivo, fra l’altro, un treno speciale e più di 600 pullman) e che «Forza Italia risponde con una contromanifestazione, organizzata in un albergo romano, per condannare “la campagna d’odio orchestrata a tavolino dalla sinistra”».
deve trattarsi di un tavolino molto grosso